Electric Brasserie

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Nota di agosto 2012.
In seguito ad un incendio sia il cinema che il ristorante sono stati chiusi. Ora sono in ristrutturazione.


Nota di Gennaio 2013.
Cinema rinnovato, ha mantenuto lo spirito, sempre bellissimo.

Nota di Febbraio 2013.
Abbiamo provato il ristorante (?), molti meno posti a sedere e non accettano più prenotazioni. Il locale ora è più simile ad un fast food e anche il menu gli si avvicina parecchio. Non contiamo poi il servizio tipo 'lancio del piattello', ketchup pronto all'uso sul tavolo. Hanno cambiato stile, questo lo avevo capito, ma anche livello. Dopo la prima esperienza (buono il moijto ma era carissimo!) dubito ne seguirà una seconda.  :(



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Dopo la bella serata al cinema Electric non potevo non provare anche il ristorante.
Non ha la stessa storia affascinante da raccontare, ma è stata una buona esperienza.
electric brasserie portobello


Luce soffusa, arredamento anni '50, tavoli ricoperti in alluminio e panca imbottita che corre lungo il perimetro. Cristalli al soffitto e lunghi specchi alle pareti per dissimulare il disagio di un soffitto piuttosto basso.
L'ambiente è abbastanza informale, ma il servizio è ineccepibile, direi quasi di categoria superiore allo standing del locale. Personale curato, gentile e preparato. Prenotazione gradita nel fine settimana, ma si può mangiare (credo senza prenotazione) al banco o attorno a questo. Hanno più servizi in una sera, ti avvisano all'arrivo sull'orario entro cui lasciare il tavolo. Generalmente due ore dopo.

Abbiamo mangiato bene.
Usate la fantasia per correggere i bordi delle poche foto pubblicabili, luce inesistente e mano tremula non possono dare vita a capolavori.

- Moules mariniere in bianco, con cipolla e panna come amano i francesi. Cozze piene e carnose. Ottime.
cozze




























- Frittura di bianchetti buona. A parte il fatto che non erano bianchetti ma qualcosa tipo piccole alici. I bianchetti è il novellame del pesce azzurro (che credo sia ormai illegale pescare), sono pesciolini talmente piccoli che non possono essere lavorati singolarmente. I pesci in questione erano piccoli, ma adulti.
- Zuppa di cipolla buona. Molto condita (mettono il formaggio) e bollente da ustione. Piatto impegnativo per essere un antipasto.

Come portata principale
- Sirloin steak = bistecca (controfiletto) alta con patatine e sauce bernaise (una specie di maionese tiepida con aggiunta di dragoncello). Mmm...Bernaise super. Patate un po' troppo cotte per i miei gusti. Nel complesso molto buono.

- Sea bass = branzino (spigola) con olive, piccoli friggitelli e patate (con buccia) saltate. Bbono.




























- Dolce solo uno. Lemon tart. Una specie di crostata ripiena di Lemoncurd (crema densa al limone), leggermente aspra ma dolce e croccante in superficie. Molto piacevole.




























Ottimo espresso.

Due portate a testa, un dolce, una bottiglia di vino: 40 Sterline a testa.
Unica nota dolente: mettete in conto 10 Sterline per la lavanderia, vi portate a casa gli odori della cucina a vista.


nota di agosto 2012.
In seguito ad un incendio sia il cinema che il ristorante sono stati chiusi. Ora sono in ristrutturazione.

Nota di Febbraio 2013.
Hanno riaperto, molti meno posti a sedere, non accettano più prenotazioni. Il locale ora è più simile ad un fast food e anche il menu gli si avvicina parecchio. Non contiamo il servizio tipo 'lancio del piattello', ketchup pronto all'uso sul tavolo. Hanno cambiato stile, questo lo avevo capito, ma anche livello. Dopo la prima esperienza (buono il moijto ma era carissimo!) dubito ne seguirà una seconda.

I Vampiri sian banditi

Eran settimane che davo la caccia a questo Wild Garlic, aglio selvatico, altressì detto Aglio Orsino.
Quanto bello è?

wild garlic


La famiglia è la stessa del bulbo a tutti noto, ma nella forma e nei colori offre maggiori spunti di lavoro. E inoltre è molto più delicato, sia nei sapori che in fase digestiva. I fiori hanno un sapore più simile all'aglio tradizionale.

Oggi l'ho sviluppato così. Ospiti piacevolmente stupiti.

Come accompagnamento all'aperitivo ho preparato un Hummus povero e un pesto di orsino e mandorle.
L'Hummus è una crema a base di ceci diffusa in Medio Oriente, composta da ceci pestati, salsa tahini (a base di sesamo, si compra già pronta), succo di limone, olio, aglio, sale.
Il mio hummus era talmente povero che forse è meglio chiamarlo semplicemente crema di ceci (non ho messo né aglio, né tahini), è stato necessario dare un sapore fresco e pulito che equilibrasse il pesto. Delicato sì, ma pur sempre di aglio si tratta.
Ho servito la crema e il pesto con del pane pita (quello che si usa per fare il kebab).
Ingredienti:

  • 70 gr foglie di aglio orsino
  • 50 gr di mandorle intere
  • 60 gr di olio ex.ver.oliva
  • 20 gr succo di limone
  • 10 gr pane grattugiato o mollica
  • 1 fetta di zenzero
Lavate e asciugate le foglie le ho tritate a mano. Con l'aiuto del mixer ho tritato le mandorle a cui ho aggiunto gli altri ingredienti. Unito e mescolato in una ciotola. Un filo d'olio in superficie per proteggerlo dall'aria.
Suggerisco di conservarlo in frigo fino ad un'ora prima di servire.

wild garlic pesto


Antipasto.
Zuppetta di aglio orsino con crostini.

Ingredienti:

  • 70 gr di foglie aglio orsino
  • 2 fiori di aglio orsino
  • 1 zucchina estiva piccola (quelle verde chiaro)
  • 1/2 patata
Cotto tutto al vapore separatamente e poi frullato insieme aggiungendo un po' d'acqua.
Ho "decorato" con dei crostini, dei semi di nigella e un filo d'olio a crudo.
Ho usato la nigella (sesamo nero) per dare un po' di grinta alla zuppetta che da sola era piuttosto delicata e dolce. I crostini (o una singola fettina sottilissima di pane tostato) creano croccantezza e rendono il piatto più divertente. 
Con queste dosi ho servito 6 coppette.

awild garlic soup


The secret Tea, 5 pm

Pavimento che scricchiola, tovaglie all'uncinetto e tutto quel mix casuale di tazzine e teiere che tanto mi ricorda un giorno felice...



Cod Croccante

Quante volte si può mangiare un pezzo di merluzzo cotto allo stesso modo?
Due volte al mese. Poi stufa. E stufa cucinare la stessa cosa.
Così ho preso il mio amico merluzzo e abbiamo pensato ad una soluzione al forno.
Questo il risultato.




























Foto orribile, ma giuro che il risultato era eccezziunale veramente.
Devo lavorare sulla presentazione. Trattandosi di un piatto casalingo la prossima volta provo a farlo intero in una pirofila di servizio e aggiungo attorno le patate (precedentemente cotte a parte) prima di andare in tavola. Lo porto tutto intero. Poi il casino sarà riuscire a servirlo, ma ci pensiamo lì. Se è sempre vero che 'l'occhio vuole la sua parte', è ancora più vero parlando di cibo.
Si mangia con gli occhi prima, poi i profumi, poi la testura e poi i sapori. Può mancare un passaggio, ma meglio se c'è. ;)
Il mio errore qui sono stati i colori, ho usato tre diverse verdure per il contorno, ma cotte hanno lo stesso punto di verde e il colore delle patate si confonde con la panatura del pesce. Dobbiamo inventarci qualcosa di più allegro.

Anyway, ingredienti per la panatura:

pane grattugiato (cercatene uno con le briciole grosse)
timo, rosmarino, salvia (FRESCHI, sono più profumati)
sale e pepe
olio EVO (extra vergine d'oliva)

In un piatto fondo sminuzzare il timo, qualche ago di rosmarino e un paio di foglie di salvia. Il timo deve essere predominante. Non abbiate paura di esagerare.
Aggiungere alle erbe sminuzzate tre cucchiai d'olio perché si insaporisca con gli oli rilasciati dalle erbe.
Aggiungere il pane e mescolare in  modo che assorba l'olio. Aggiungere tanto olio quanto serve a bagnare tutto il pane. Attenzione, quando dico bagnare non prendetemi alla lettera, intendo dire che ogni briciola deve aver assorbito un po' d'olio. Aggiungere sale e pepe e girare.
Prendere un quadrato di carta forno, bagnarlo sotto acqua corrente e strizzarlo, appoggiarvi un rametto di timo e sopra a questo il pesce, avvolgere la carta alla base del merluzzo come fosse una barchetta. Questo permette al pesce di cuocersi nella sua stessa umidità, conservando i sapori ed evitando che si asciughi.
Prendere una manciata di pane grattugiato e appoggiarlo sulla superficie. Come farlo, ad ognuno di provare.
Cuocere in forno caldo per 20 minuti circa a 180 gradi, alzare la temperatura verso la fine SE il pane non si è dorato. Tenere la leccarda a metà altezza, il pane deve rimanere asciutto ma non bruciarsi. Per controllare la cottura usare uno stecco lungo o un coltello, se entra facilmente nel lato è cotto.

A cena, al Cinema

Vado al cinema. Vado a cena.
Vado a cena al cinema.

Un tempo la questione era ostica come la posizione sulla camicia da uomo: appesa VS piegata.
C'era chi "al cinema odio chi mi sgranocchia accanto e poi si sente puzza di fritto" oppure chi "cinemapopcorn si scrive tutto attaccato, uno non vive senza l'altro".
Ora quasi tutti i cinema sono muniti di viveri e bibite quindi la prima categoria si è arresa da tempo.
Io sono sempre stata nel secondo gruppo... ça va sans dire. E i pop corn me li portavo da casa, perché quelli del multi sala fanno davvero schifo, tanto burrosi da esser quasi umidi e salatissimi. I miei amici mi hanno sempre preso in giro e dato della tirchia. Inutile spiegare le mie ragioni. Fatto sta che poi mangiavano più i miei e dopo un po' li dovevo fare anche per loro.
Di solito andiamo al cinema solo d'inverno, una volta abbiamo voluto provare la sensazione del cinema in sandali e ho portato pezzettini di anguria fresca già senza semi. E' stato bello.

Questa settimana abbiamo voluto provare un nuovo cinema. Che chiamarlo nuovo fa sorridere.
cinema portobello electric

Ha cent'anni suonati, sopravvissuto a due guerre (e un bombardamento) due tentativi di trasformazione (in un bingo e in un mercato dell'antiquariato) e una Campaign To Save The Electric al suo attivo. Un fondamento per questo quartiere e i suoi abitanti.

In verità non si mangia veramente, non come fossi al ristorante intendo, come invece pare accadere all'Odeon, che però non ha lo stesso charme. Qui servono olive, quiche, nachos e chili con carne (patatine e ragù piccante), hummus... però servono alcolici e bibite in bicchieri di vetro, le poltrone sono comode, hai un appoggio laterale per i piatti e puoi anche allungare le gambe sul pouf. Esistono anche un paio di poltrone romantiche per due persone dove sdraiarsi e vedere il film come sul divano di casa!

Bello. Da rifare.
Se decidete di provarlo, tenete d'occhio il sipario, perché il film non lo guardate con le tendine attorno, uno schermo gigante HD si materializzerà. 

Ah, bello anche il film. Salmon fishing in the Yemen. Leggerino ma con spunti interessanti su cui riflettere, volendolo. E poi un equilibrato mix di romanticismo, fede (in senso esteso) e ironia.
E Ewan McGregor visto in lingua originale ha forse finalmente cancellato la nube nera che nella mia testa si trascinava da Trainspotting.

Pensierino

Quando si dice conoscere una persona... altro che rose, coste colorate.



























Coste cotte al vapore, raffreddate con acqua corrente, sgocciolate.
Ripassate in padella con poco scalogno, uno spicchio d'aglio (che poi ho eliminato), qualche foglia di basilico e tre pomodorini ciliegia.
Aspettare che si stemperi prima di farcire la pasta.
Ho usato solo verdure ma si possono aggiungere dei pezzettini di prosciutto cotto o formaggio non fresco (perché bagnerebbe troppo la pasta).

Da 5 fogli di pasta fillo ricavate dei dischi, spennellateli con un poco d'olio. Io ne ho usati tre per la base e due (leggermente più piccoli) come copertura. Piegato il bordo aiutatevi col pennello oliato per dargli una piega più decisa. Infornare a forno caldo (180°) fino a che la superficie non è dorata.

torta salata di pasta fillo e coste colorate

La regina dice che pioverà per un mese

"Ah, ti trasferisci a Londra? Bello... peccato per il tempo"
E fin qui nulla di male. Ma quando poi ci sei dentro, a questa Londra, è un'altra cosa.

Altra cosa è perché impari che l'ombrello è solo un peso bagnato perché quando arriva la shower ti bagni lo stesso e se pioviggina basta il cappuccio e poi tanto smette in fretta. Prima di ricominciare.
Il traffico non ne risente, l'aria sì e in meglio e i prati e gli alberi diventano verde fluo e i fiori sbocciano. E poi è parte del fascino della città. Sarà che sono innamorata ma qui anche le pozzanghere sanno raccontare una storia.

La Regina avvisa i sudditi che prevedono pioggia per un mese.
Siamo al decimo giorno di fascino.
Inizio a non crederci più nemmeno io... ;)

Ma che spettacolo!







Una turista al The Folly

Nonostante qui ormai mi senta a casa, girare questa città non è sempre facile. Secondo me avrei lo stesso problema se andassi, chessò, a Bologna, dove non ho riferimenti e sarei comunque una turista col naso per aria e d'improvviso LA FAME che mi assale.
A volte però mi sento proprio una pirla.

Sono stata due volte a questo mercato, il Leadenhall Market. La prima volta non sapevo ci fosse un web site (chi non ha un sito ormai???) dove trovare tutte le informazioni e sono arrivata troppo tardi, le bancarelle erano già sparite.

Segnare in agenda: Market stalls lun-ven dalle 11am alle 4pm.


La seconda è stato oggi e mi aspettavo grande festa per il St George Day, avevo letto di eventi speciali organizzati per festeggiare il patrono dal 19 al 23... ma era tutto chiuso. Del resto nel cuore della City, sotto al vigile Gherkin (quel grattacielo vagamente fallico) chi ci può essere di domenica, se non i turisti diretti al Monument? E' tutto deserto.



E come la prima volta mi sono fermata al The Folly.

Lower Ground
La mia prima esperienza qui è stata molto positiva, ampi spazi accoglienti e luminosi, calibrato mix di design e coperta della nonna, buon servizio e soprattutto, mentre sorseggiavo il mio caffè caldo, flashback di un tempo passato in cui avevo trovato il sito di questo locale in internet e me ne ero innamorata. Un tempo in cui la possibilità di vivere a Londra non era lontanamente percepibile.
La sensazione è stata quella del "segno del destino".
Wow, che fascino hanno i "segni del destino"?

Allegra e leggera avevo fatto ritorno nella mia nuova casa inebriata dalla magia.


Oggi.
Sempre bello l'approccio. Ci sediamo al ristorante questa volta. Servizio velocissimo.
Ma non abbastanza per non farci notare che le sedie di design sembrano essere una triste imitazione cinese. C'è tanta gente brava in giro, fai qualcosa di originale, no?

Il mio hamburger purtroppo arriva già freddo col pane che si sbriciola quasi fosse stato fritto e il formaggio ex-fuso che sta già tornando allo stato solido ed è talmente alto che per mangiarlo ho dovuto smembrarlo. Nota: non alto come HA DA ESSERE perché imbottito a dovere, alto perché la fetta di pomodoro era spessa 2 cm e così la monorondella di cipolla.
(Se si percepisce un leggero tono polemico è perché c'è).

L'insalata del mio commensale non aveva nulla da segnalare (e tte credo, era un'insalata) ma fosse stata la mia qualcosa da dire (tipo sulla mistura usata per condire?) l'avrei trovata...

Quello che ha definitivamente cambiato la musica del mio film è stato lo standard igienico. Lo sappiamo che siamo in UK_London, solo il fatto che qui puoi cucinare per strada e da noi devi laurearti in igiene alimentare, edilizia applicata all'igiene, conservazione dell'igiene culturale (...) ci spiega la differenza. Ma l'attenzione per il customer satisfaction che contraddistingue questa popolazione a volte è sufficiente per compensare. Qui no. Il manager era tutto preso a gestire un servizio che non stava al passo con i tempi istantanei della cucina e monitorava che i piatti non aspettassero troppo a lungo nel limbo del pass (aaahhhh, ecco perché era freddo). Forse per questo non si è accorto che le ciotoline con sale/pepe dove tutti si servono erano imbrattate di macchie di salsa ormai fossilizzata o che quel luuungo bellissimo tavolo di legno celava sbrodoli di vecchia data tra un'asse e l'altra.


Tutto può accadere, ma qui ho creduto di percepire la differenza tra un incidente ed uno standard. Ah, trio di dolci buono, copioso.
Peccato per la coppa del gelato sporca.

Mi sono sentita come una turista giapponese a Venezia, incapace di interpretare i segnali e ammaliata da quella sirena pelosa all'ingresso che mi faceva tanto "giardino segreto metropolitano" mi sono lasciata trascinare.

2 portate, un dolce, un caffè, acqua: Circa 20 Sterline a testa.


Come sempre vale la pena valutare da sè. Vi potreste trovare in zona perché:
- siete geni della finanza e lavorate nella city. O volete vedere il Gerkin/il Lloyds (oggi in restauro)/la The Royal Exchange (cos'era).
- siete turisti al Monument (è praticamente di fronte al The Folly)
- o a Saint Paul (non è così lontano come sembra)
- o al London Bridge
- vi siete svegliati alle 4 per andare al mercato del pesce. Scoprendo che non è più lì dall'82. ;)

Dolcetto banana-limone

Variante di quelli alla fragola.



Ingredienti per 9 cupcakes

  • 50 gr di farina di riso
  • 70 gr di farina 00 integrale
  • 6 gr lievito per dolci (circa 1/3 di una bustina)
  • 30 gr olio extra vergine
  • una banana (circa 90 grammi)
  • un limone_tutto il succo e tutto il zeste (la buccia grattugiata sottilmente, solo la parte gialla)
  • coppette di carta (senza di queste si attaccano e/o si fatica a sformare i dolcetti)
  • teglia stampi cupcakes (senza questa l'impasto allarga e sforma gli stampini di carta e può fuoriuscire)
  • 50 gr zucchero
  • 50 gr panna di soia
  • Accendere il forno ventilato a 170 gradi

Nel frullatore tutto insieme:
banana a pezzi, succo di un limone, zeste di un limone, zucchero, olio, panna di soia. Frullare con il pulse (ad intervalli rapidi) per 30 secondi.
In una ciotola setacciare le farine e il lievito, aggiungere il composto con la frutta e mescolare con vigore per massimo 30 secondi.
Riempire gli stampini con un porzionatore per gelati (o con un cucchiaio e il dito: raccogliere il composto e farlo scivolare col dito tenendo il cucchiaio perpendicolare alla coppetta, si forma una specie di pallina).
Infornare a caldo. "Test stecchino" per la cottura, far raffreddare FUORI dagli stampi, preferibilmente su una griglia (tipo quella del forno, io uso il paraschizzi).
Fino a qui tutto sano e vegano.
Ho aggiunto una perla di cioccolato fondente per dolci nel centro del dolcetto prima di infornarli, ma non vale un granché.

L'aggiunta maiala e ghiotta: la crema al burro.

  • 50 gr burro a temperatura ambiente (ma si può usare la margarina vegetale)
  • 250 gr zucchero a velo
  • mezza stecca di vaniglia (o prendere lo zucchero a velo vanigliato)
  • 30 ml di latte fresco
Mettere nel vaso del mixer tutti gli ingredienti e farli montare fino a che il composto non cambia colore e diventa soffice.
La stecca di vaniglia si usa così: inciderla per la lunghezza e aprirla. Tenere un lato ben saldo e col dorso del coltello prelevare i semi, con un gesto che parte dal proprio dito e si allontana, come si pelasse una carota ma moooolto dolcemente. Se si preme troppo c'è il pericolo di staccare dei pezzetti di baccello che "sporcano" il composto in cui li mettete.
Usare il sac-à-poche per ricoprire i dolcetti. Se si sbaglia, o il risultato non piace, la crema al burro si stacca facilmente: si prende in mano il dolcetto e con un movimento rapido e secco della mano la si lascia cadere nella ciotola del mixer, un po' come se si sbattesse il termometro a mercurio. Con meno foga.

Nota: più si maneggia la crema al burro e più diventa molle, difficile da lavorare e facile da alterare.
Dopo qualche ora lo zucchero a velo conferirà alla crema una certa consistenza asciutta.
Si conservano fuori dal frigo per un paio di giorno.

El pirata Detapas

Questo ristorante lo abbiamo provato 3 volte prima di decidere se ci piacesse o no.
Oggi abbiamo capito che ci piace selettivamente...

Il locale è grazioso, in penombra (leggi buio per alcuni tavoli) come piace in questa città, il livello di rumore ti permette di conversare tranquillamente, abbastanza ordinato e pulito nei flussi. 
Servizio veloce. 20 Sterline a testa per (ognuno di noi): due antipasti e una portata principale, una birra, no dolce, no caffè.
Le porzioni sono da tapas. Diciamo che non avevamo molto appetito...?
Segnalato da Gordon Ramsay come il miglior Tapas a Londra nel 2010. Secondo me oggi rivedrebbe la sua posizione.

Croquetas morbide e cremose come devono essere. Lo squid (calamari) fritto un po' troppo unto. 

Iniziato malissimo. Octopus (polipo) freddo di frigo e "pre-confezionato": era incollato al legno, segno che fosse stato preparato in anticipo e conservato già nel piatto di servizio. Queste cose possono cambiare l'umore, ti senti preso per i fondelli.
Mmmmm....mailino cotto per 6 ore con pera e patatina arrosto. Una delizia.

Spiedini di manzo marinato: carne molto morbida e molto saporita. Ottimo.
Patate novelle fritte. Carine quando arrivano tutte in fila...ma senza alcun valore aggiunto. Da evitare.

Dolcetti alle fragole

C'è il Tesco per i detersivi, il Waitrose e il Planet per le farine, i formaggi, i semi [...], c'è il mercato per la verdura e quello per la frutta, se son di corsa vado al Saintsbury davanti a casa...e nella confusione (mentale) ;) oggi ho sbagliato farina...uffa. Ho comprato quella integrale. E sono entrata subito in un mood di "cose sane": no grassi, poco zucchero. E sono nati loro. Piccoli dolcetti profumati e freschi, ottimi x la colazione o per il the delle 5. Velocissimi da fare.
Le dosi sono per una teglia di fairy cakes da 24 pz. Tipo quella per i cupcakes ma sono stampi più piccoli, diametro 4 cm. Oppure 9 di taglia grande.

Ingredienti e strumenti

  • 50 gr di farina di riso
  • 70 gr di farina 00 integrale
  • 6 gr lievito per dolci (circa 1/3 di una bustina)
  • 30 gr olio extra vergine
  • 130 grammi fragole mondate (mondare=eliminare le sostanze non commestibili da un alimento)
  • 50 gr zucchero
  • 50 gr panna di soia
  • coppette di carta (senza di queste si attaccano e/o si fatica a sformare i dolcetti)
  • teglia stampi mini cupcakes (senza questa l'impasto allarga e sforma gli stampini di carta e può fuoriuscire)
  • Accendere il forno ventilato a 170 gradi.



Lavare le fragole e frullarle con la panna, lo zucchero e l'olio. Le fragole non devono smaciullarsi, si devono vedere i pezzettini.
In una ciotola setacciare* le farine e il lievito (*setacciare=far passare la farina attraverso un passino. Questo toglie eventuali grumi della farina e mischia i grani nel caso si setaccino farine/polveri diverse).
Creare un foro nella fontana (fontana=montagnola) di farina e versare il composto fagole/panna/zucchero/olio, mischiare con vigore per 30 secondi non oltre.
L'impasto risulta abbastanza denso.
L'ideale sarebbe usare un porzionatore tipo quello per le palline del gelato, ma più piccolo. Io con l'aiuto di due cucchiaini mi sono arrangiata. Più precisamente col cucchiaino raccolgo il composto e col dito lo faccio scendere nella coppetta di carta. Per verificare la cottura solito test dello stecchino, se esce pulito e asciutto sono pronti. Far raffreddare FUORI dagli stampi, preferibilmente su una griglia (tipo quella del forno, io uso il paraschizzi) 

La farina di riso tende a creare dei dolci che in bocca risultano pastosi, per ovviare a questo ho aggiunto una punta di marmellata di fragole. Quindi: mezzo cucchiaino di impasto, punta di marmellata, mezzo cucchiaino di impasto. Secondo me si può perfezionare il lavoro con l'aiuto di un sac-à-poche.
Il sac-à-poche è la sacca del pasticciere con cui si fanno quelle splendide evoluzioni di panna e creme dense. Oppure è un sacchetto per alimenti da freezer, si infila la marmellata in un angolo e se ne taglia la puntina, si spreme. ;)

Dimensione cupcake classico. Ho inserito la marmellata nell'impasto con il sac-à-poche con una punta sottile e lunga, come fosse una siringa.

Pizza due, la confessione e l'approfondimento.


La pizza in questione è sofficissima e piacevolmente croccante in superficie.

Devo fare una confessione.
Oltre che ad una ragione di condivisione con gli affetti lontani e di sistematizzazione questo diario riporta ad una necessità di metodo.
Il mio approccio empirico e spesso casuale mi diverte, dà vita a intrugli commestibili ma di poco interesse o capitano piatti che stupiscono, così semplici eppure così intensi. Sarà forse che l'effetto sorpresa è dato dal contrasto estetica/sapore ;) ma sono giudice severo e incontentabile, le rare occasioni in cui dico che una cosa fatta da me è buona, lo è. Poi è questione di gusti.

Quando provo a seguire una ricetta parto con le migliori intenzioni...peso e preparo tutti gli ingredienti e il materiale occorrente, inizio il procedimento generativo con religioso rispetto delle ragioni chimiche e culinarie che si celano dietro alla sapiente scelta di dosi e ingredienti...Zzz...e come voi che leggete, mi annoio.
E qui una forza oscura si impossessa di me e inizio a pensare cosa posso cambiare. Sono un disastro.
Dico questo perché la pizza la faccio da sempre. Non sempre buona. E sempre diversa. Nelle dosi, nella sequenza, nella temperatura del forno, nel tempo di lievitazione...e ieri ho provato ad essere precisa e per aiutarmi son partita dalla ricetta della focaccia.

Gli ingredienti sono circa gli stessi

  • 300 300+50 gr farina forte (qui trovo quella Canadese tipo Manitoba ma qui non la chiamano così)
  • 200 150 ml di acqua a temperatura ambiente + 50 ml di birra che stavo bevendo
  • lievito di birra (mezzo panetto, circa 22 grammi)
  • 100 60 ml olio d'oliva ex.vergine
  • sale e zucchero
Per il pomodoro
1 scatola pelati interi
2 spicchi d'aglio vestiti (schiacciati)
olio Extra Vergine
basilico fresco
sale
zucchero
conserva di pomodori interi senza buccia
soffriggere aglio e basilico.
aggiungere i pelati SENZA il sugo nel quale si trovano
e lasciarli insaporire per qualche secondo.
(schizza olio ovunque, sopportate).
aggiungere ora il succo rimasto e un dito d'acqua.
schiacciare i pelati con la forchetta.
salare, aggiungere mezzo cucchiaino di zucchero.
lasciar cuocere a fuoco medio per 10/15 minuti.


La pasta
Nel vaso del robot (o una ciotola) unisco acqua e birra, sale (1 cucchiaino), zucchero (1 cucchiaino) e metà dell'olio, emulsiono per un minuto.
Aggiungo metà della farina. Mescolo per un minuto.
Aggiungo il lievito a pezzetti. Mescolo fino a che si scioglie.

Come sempre verso poco alla volta l'impasto liquido nel contenitore col resto della farina (gli ultimi 50 gr vanno tenuti da parte e aggiunti alla fine) e la incorporo con l'aiuto di una forchetta; detto così può sembrare strano ma vi ricordo che l'impasto è molto appiccicoso e se usaste le mani prima di aver incorporato la farina non vi liberereste più. In ogni caso l'impasto resterà molliccio anche alla fine, quindi aggiungiamo...

A questo punto ecco che il fuoco del desiderio di emancipazione da regole preordinate si fa avanti! Aaaahh
E mi dico: non può essere che gli impasti siano uguali. Non si è mai vista una pasta per la pizza così molle. Aggiungo farina. Quanta? Vediamo...così (impasto a mano), ancora così (impasto), e così, basta. Impasto.
Panico. Quanta era?
Lo stratagemma per rimediare a questi momenti in cui sono posseduta è stato scientifico e per fortuna premeditato, per una volta. Ho preso diverse cucchiaiate di farina, "cucchiaio colmo ma non deve caderne nel passaggio dal pacco di farina alla ciotola", e le ho pesate, tutte intorno ai 20 grammi ognuna.
Quindi da oggi conto il numero di cucchiaiate, piuttosto di niente... In questo caso erano quasi tre, quindi

...i grammi di farina tenuti da parte, circa 50 e ORA impastiamo a mano. Suggerisco di aggiungere la farina un po' alla volta e verificare la consistenza.
Ora sto per fare una di quelle cose orribili ma utili, spero. Ho fotografato la consistenza della pasta a fine lavoro (350 gr di farina incorporati).

Intanto vorrei muovervi a compassione immaginandomi da sola, a fotografare la mano impastata e a quanto mi sia sentita sfigata. Senza parlare della difficoltà fisica. La foto è pure mossa. Uno schifo su tutta la linea. Però dà l'idea: se strizzo l'impasto come una spugna e lo lascio cadere si aggrappa e lascia la mano "sporca", ma cade. In ogni caso se impasto senza strizzare riesco a creare una palla liscia, morbida ma non così appiccicosa da non poterla maneggiare.


Prendiamo la teglia, la ricopriamo di carta da forno e versiamo qualche goccia d'olio, appoggiamo la palla e la oliamo in superficie con l'olio raccolto dalla base (con un pennello o con le mani, l'è igual), e la si mette in forno con la luce accesa per la prima lievitazione. 
Dopo almeno mezz'ora la si stende con le mani e la si spennella nuovamente d'olio, la si rimette in forno per altra mezz'ora minimo.

Scaldare il forno a 220°.
Versare il pomodoro sulla pizza. Inserite la teglia a metà altezza, 5 minuti di cottura e POI si aggiunge la mozzarella. Totale cottura circa 15/20 minuti.



Eccola.

Come al solito da buona ingorda ho esagerato col pomodoro (due confezioni), attenzione perché potrebbe costarvi una superficie umida che non è piacevole.


Cupcakes

Ok, ok, sono stati fatti sotto la supervisione di una che ne sa...ma solo dalle mie manine.
Pacca sulla spalla ;) .
Cupcakes alla vaniglia, crema al burro al cacao/vaniglia.

La ricetta si trova ovunque, qui vi svelo il segreto.
Per tutti i dolci a base di burro/uova/latte/lievito NON impastare troppo. E' erronea l'idea che l'impasto vada lavorato a lungo. Usare tutti gli ingredienti a temperatura ambiente.
La complessità: la crema al burro va applicata con la bocca del sac a poche in posizione perpendicolare al dolcetto e la crema va lasciata cadere, non appoggiata.
La pasta di zucchero si lavora con gli stampi appositi.
E' davvero divertente.















Jacket Potato

Suggerisco la patata a pasta gialla, più compatta.
Dovevo finire le patate comprate la scorsa settimana e oggi non avevo tempo di pensare, così:

-foglio di carta stagnola
-patata lavata e asciugata, con buccia
-forno a 220 gradi
-45 minuti per fare quello che vuoi

Avvolgo la stagnola e pratico qualche foro con uno stuzzicadenti.
Preparo dei fiocchi di burro salato che poi rimetto in frigo.
Mischio un cucchiaio di senape francese con fiocchi di latte (perché la mia senape è moooolto forte*)
Preparo una fetta di bacon su un pezzetto di carta da forno: da infornare 5 minuti prima che le patate siano cotte. Cottura da verificarsi con il test dello stecchino: entra facile = cotta. In forno la pancetta rimane croccante e perde il grasso, che a me non piace e ne guadagnano anche i capelli e i vestiti permettendovi di non odorare di McDonalds.

*la "mia" senape altro non è che la classica La Maille, ma dopo anni di trasferte francesi sono giunta alla conclusione che l'azienda dedichi produzioni diverse a Paesi diversi. In Italia non raggiunge mai quel grado di piccantezza tale da farti piangere, in Inghilterra invece rispettano la sua originaria potenza. Quindi, se non voglio svenire e mangiarne a cucchiaiate, devo diluirla.

patata al cartoccio
































La blu è stata un flop, troppo farinosa e asciutta.